Più che mai Gramsci, come Socrate, come Platone, come Kant, come Marx e come tanti grandi spiriti che la storia dell'uomo ci ha dato, irrompe su questo infausto mondo presente, come fu infausto il suo presente. Ma il pensiero di Gramsci, di Socrate, di Platone, di Kant, di Marx può irrompere se esistono intellettuali costruttori di futuro che ne riprendano la trama e la volgano al presente; se la vita diventa ricerca incessante, come aveva affermato Socrate, e la politica diventa sul serio la più nobile occupazione dell'uomo, per cui valga la pena di spendere la vita, se si pone mano a costruire la società futura, la società superiore, come Platone ancora riporta nel dialogo di Socrate e Glaucone, se si riprende il sogno di Kant, contenuto nell'aureo libretto Per la pace perpetua, il sogno di un mondo universalizzato, pacificato, con l'autogoverno di tutti i popoli, senza più Stati e senza più guerre, se si riprende il progetto di società futura del Manifesto di Marx ed Engels, società che dovrebbe subentrare col superamento della società borghese e la conseguente abolizione dei suoi antagonismi di classe per dar vita ad una «associazione» - questo è il termine usato - di liberi ed eguali, nella quale lo sviluppo di ciascuno sia la condizione dello sviluppo di tutti. Di Gramsci, pensatore universale, un classico il cui pensiero travalica il proprio tempo e, appunto irrompe ancora sul presente così come accade per Socrate, per Platone, per Kant, per Marx, di Gramsci, voglio, in queste righe, riprendere alcuni spunti che mi paiono essenziali per l'imperativo categorico che oggi come sempre si impone all'«intellettuale organico», al «cittadino governan- te», all'intellettuale specialista politico, all'intellettuale collettivo (il partito che oggi quasi non c'è più).
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Più che mai Gramsci, come Socrate, come Platone, come Kant, come Marx e come tanti grandi spiriti che la storia dell'uomo ci ha dato, irrompe su questo infausto mondo presente, come fu infausto il suo presente. Ma il pensiero di Gramsci, di Socrate, di Platone, di Kant, di Marx può irrompere se esistono intellettuali costruttori di futuro che ne riprendano la trama e la volgano al presente; se la vita diventa ricerca incessante, come aveva affermato Socrate, e la politica diventa sul serio la più nobile occupazione dell'uomo, per cui valga la pena di spendere la vita, se si pone mano a costruire la società futura, la società superiore, come Platone ancora riporta nel dialogo di Socrate e Glaucone, se si riprende il sogno di Kant, contenuto nell'aureo libretto Per la pace perpetua, il sogno di un mondo universalizzato, pacificato, con l'autogoverno di tutti i popoli, senza più Stati e senza più guerre, se si riprende il progetto di società futura del Manifesto di Marx ed Engels, società che dovrebbe subentrare col superamento della società borghese e la conseguente abolizione dei suoi antagonismi di classe per dar vita ad una «associazione» - questo è il termine usato - di liberi ed eguali, nella quale lo sviluppo di ciascuno sia la condizione dello sviluppo di tutti. Di Gramsci, pensatore universale, un classico il cui pensiero travalica il proprio tempo e, appunto irrompe ancora sul presente così come accade per Socrate, per Platone, per Kant, per Marx, di Gramsci, voglio, in queste righe, riprendere alcuni spunti che mi paiono essenziali per l'imperativo categorico che oggi come sempre si impone all'«intellettuale organico», al «cittadino governan- te», all'intellettuale specialista politico, all'intellettuale collettivo (il partito che oggi quasi non c'è più).
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